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El blog de martinguevara

Gabardina

14 Noviembre 2018 , Escrito por martinguevara

Mi vieja gabardina deshilachada aún repele el agua, la hiel, los cardos, la inquina, el desaliento, la desidia. Impertérrita entre la fragua y el hielo, entre la pena y el deseo ondea como una capa al viento; me cubre el cuello, bosteza y comienza a dormitar entre el perfume de los besos, el calor del aliento y la ternura emanada de un silencio familiar. 

Vieja gabardina que empiezas a descansar.

Muchas gracias, amiga.

Gabardina
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El ronroneo de la gata

11 Noviembre 2018 , Escrito por martinguevara Etiquetado en #Relax

Petahr se desesperaba haciendo el amor, aunque disfrutaba del placer de cada caricia de cada beso, de cada roce, lo cierto es que se lo tomaba como una carrera hacia el orgasmo. Se diría que se sentía mas cómodo con la idea de estar satisfecho, disfrutaba más de la llegada que del viaje. 

En cambio Elektra era precisamente al revés, si ponía empeño era para no llegar al orgasmo o llegar lo mas tarde posible. Se sentía enormemente atraída por el abismo de los retorcijones y espasmos, pero contaba con la paciencia para disfrutar al máximo del último tramo, incluso tras el orgasmo continuaba disfrutando de la meta, del regreso a las palpitaciones sosegadas, al olfato, al suspiro.

Sin embargo tales diferencias no les impedían ser amantes perfectos. Incluso cuando uno deseaba masturbarse y el otro no, terminaban de alguna forma ambos libando el perfume del placer. 

Una tarde decidieron que la gata no debería seguir interponiendo entre ellos, sus movimientos sinuosos, su olor, la humedad de su vulva cuando la acariciaba contra sus cuerpos estaba empezando a ser un inconveniente.

Esa noche hicieron arroz con gata, tomate frito y para combatir la culpa lo acompañaron con un trocito del dedo meñique de él y un pedacito del lóbulo de la oreja de ella. Cebolla, ajo, fuego y digestión lenta.

Se fueron los orgasmos y las eyaculaciones buenas de la habitación del piano, Jesús cruzó la vereda.

 

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Amuní

5 Noviembre 2018 , Escrito por martinguevara Etiquetado en #Europa Aorta, #Relax

AMUNÍ

Un uomo elegante, capelli impomatati, accompagnato da due amici in un'automobile, si avvicina ad una casa signorile di un paese; viene presentato ad un anziano assopito su di una sedia a dondolo nel balcone della casa, due guardie del corpo vigilano la sua siesta pomeridiana. Uno dei due amici del giovane ben pettinato sveglia dolcemente don Ciccio, gli dice che è venuto con un paesano emigrato a New York, che importa olio d'oliva in America, gli mostra la lattina con l'etichetta in inglese e gli chiede il permesso di trattare con l'emigrante. Il vecchio capo mafia locale fa cenno al giovane commerciante di avvicinarsi e gli chiede come si chiama. 

- Vito Corleone - risponde il giovanotto, l'anziano sorride,  lo sorprende il fatto che Vito per cognome si è messo il nome del paese e gli domanda: - Di chi sei figlio? - Allora Robert De Niro gli sussurra all'orecchio: - Di Antonio Andolini - Quello che anni prima don Ciccio aveva fatto ammazzare insieme ai suoi fratelli per aver osato opporsi al suo potere. E aggiunge: - Questo regalo è per voi - mentre gli affonda tutta la lama di un pugnale nel ventre tagliandolo sino al torace.

Non ricordo quante volte ho visto quel film, quella scena, una delle scene piu famose del cinema universale, moltissime comunque, e quella notte per la prima volta l'ho vista sapendo che la scena si filmò in un piccolo paese siciliano, ma non a Corleone, e che la Mafia in Sicilia è ben lontana dall'essere quella setta romantica e contestataria che il resto del mondo suppone che sia, così come crede che i pirati erano dei giustizieri. 

Ho anche imparato che la Sicilia è molto, molto di piu che mafia; siculi, sicani, romani, fenici, cartaginesi e greci, è anche ovviamente tutto questo.

La mia amica cineasta, anarchica e attivista della vita, Anna Assenza, oriunda di Vittoria, era da un po di anni che m'incoraggiava a visitare la famosa isola, sopratutto ogni volta che andavo in Italia, mi diceva « Sì, quella città è molto bella ma non sai quanto è bella la Sicilia, devi andarci e percorrerla a piedi». Mi avvertí anche di una certa somiglianza, non di linguaggio ma in quanto a forma di essere, con i cubani, Paese dove sono cresciuto e dove Anna ci ha vissuto per undici anni.

E finalmente, grazie a lei ed ai suoi due amici Peppe De Caro e Tano Melfi, da cinque anni gli organizzatori della Camminata Trasversale nel centro della Sicilia, partendo da una costa per arrivare alla costa opposta si attraversa tutta l'isola a piedi. Quest'anno ho potuto andarci, anche sia solamente 11 giorni, ed ho potuto finalmente conoscere quest'isola, musa dell'immaginario collettivo dai tempi dei tempi. 

Non sapevo nulla del progetto Antica Trasversale Sicula sino al momento in cui seppi che in pochi giorni sarei partito da Madrid per raggiungere Catania. Quello che lessi a riguardo mi riempì di entusiasmo, anche se serbavo un sospetto fugace sulle passeggiate attraverso i miei cervicali, lombari e menischi che imploravano un ricambio urgente. 

Uscito dall'aereoporto sentii che ero approdato in una terra parente della mia anima, la gente sorrideva, solamente gli stranieri andavano di fretta, mi diressi al bar per provare una porzione di pizza, che anche se di qualità “made in airport” era una prelibatezza se confrontata con la pizza del resto del mondo, e mi chiama al telefono Peppe dicendo che sta per arrivare, comparve mentre ordinavo un caffè, ci abbracciammo e salimmo in macchina ed anche se a chi legge sembrerà che esagero, quei primi minuti in cui mi trovo in un paese sono quelli che piu mi raccontano di quel paese, è il momento in cui vedo piu chiaramente gli atteggiamenti, i meccanismi, i riflessi pronti simili e diversi da quelli conosciuti, noto se si prendono cura dei propri effetti personali piu o meno del solito, se vanno di fretta o con indifferenza, se i pavimenti brillano o accettano la loro condizione di pavimenti dove cadono le cose e le scarpe sporcano, gli aromi dei condimenti o la puzza di grasso, gli odori dei profumi, i rumori, l'organizzazione, la guida disciplinata o la guida con destrezza ed autonomia dal codice stradale, mi dice di piu della idiosincrasia dei luoghi  che i vari capitoli dei manuali turistici specializzati. 

E così conoscendoci arrivammo a Vittoria, il paese di Anna, con chi, stranamente, non ci siamo mai visti in carne ed ossa, stavo per conoscere prima i suoi amici che lei, ma qualsiasi lettore appassionato di libri e di racconti sa che è possibile provare sentimenti di affetto, rispetto e familiarità con qualcuno in lontananza. Anche nella distanza del tempo, sono pochi quelli che sento come fratelli dell'anima mia come fu e come lo è Dostoievski, nella solitudine di quella cella in Siberia, ben prima della mia nascita. 

Ho conosciuto l' “arancino” vero, tutte le copie che avevo provato in vita mia non gli arrivavano nemmeno all'altezza dei talloni, e poi siamo andati a prendere Tano Melfi, il fondatore del percorso, come Peppe, un personaggio particolare, dall'animo autentico e genuino, di convinzione di libertà attaccata alla terra, lontano dai canoni richiesti dal “politicamente corretto”.

Di buon mattino, il giorno dopo, siamo andati a prendere Mauro e Tomas, altri due personaggi totali, e siamo partiti su di un furgoncino con il logo dell'Antica Trasversale Sicula in direzione Trapani da dove poi siamo salpati su di un traghetto diretto all'isola di Favignana e Levanzo accompagnati dall'ingegnere e antropologo Gianluigi Perrera, che per due giorni ci fece da guida in un viaggio da sogno per la bellezza di entrambi le isole e le ricchezze archeologiche e storiche.

Io ero stanchissimo perche non avevo dormito bene nelle due notti precedenti, e però ad ogni passo si presentava una storia da ascoltare; in Sicilia è successo di tutto, piu che a Roma, tanto che a volte, in così tanta Storia in così poco spazio e tempo, le informazioni si accavallavano in testa, mischiando navi fenicie di ancore cartaginesi in mani di architetti e saggi greci comandati da romani agli ordini di siculi.

Tutto mi sembrava famigliare ed al tempo stesso ancora piu arricchito dal nuovo amico Peppe De Caro che parlava l'italiano con gesti e musicalità propri dei siciliani. Sentir parlare italiano e portoghese brasiliano sembra star immerso in un racconto, non necessariamente una commedia però sì ai bordi di una risata permanente, una bella lingua, quasi tutte le parole terminano con la vocale, per tanto Martín spesso è Martino o Martin senza l”accento sulla “ì”, potenziando così la “a” e sfuggire al compito di menzionare quella dannata “n”, sola, priva di soggezione, di indicazioni, di biancheria intima. Però ho potuto constatare che il siciliano è molto diverso dall'italiano, “andiamo” si dice “amunì” ed ha persino parole piu simili allo spagnolo castigliano o al portoghese che alla lingua dell'Alighieri. 

Ma la cosa meravigliosa che cominciò a riempirmi l'anima, per una persona come me che lavora in solitario piu di quanto vorrebbe ammettere, fu il sentimento di tribù, di appartenenza, in soli due giorni avevo la sensazione di conoscerci dai tempi dei tempi, percepivo che la piu grande ricchezza della camminata che mi aspettavo era precisamente quello, andare oltre la bellezza, oltre l'importanza della Storia del mondo Occidentale che ebbe quell'isola situata tra i mondi antichi, come lo fu Cuba molti secoli piu tardi, per la sua posizione strategica, la sua bellezza e sensualità.   

Levanzo custodisce la grotta del Genovese, un luogo che si raggiunge attraversando l'isola a piedi e dove si conservano pitture rupestri neolitiche simili a quelle di Atapuerca a Burgos, in Spagna. Ciò dà l'idea dell'assurdità che comporta essere nazionalisti, poichè, nel migliore dei casi, siamo un miscuglio di tutto ciò che ci ha preceduto, un pot-pourri di ogni costume e di ogni formazione, il risultato delle gioie, della felicità, dell'unione di questi popoli antichi; del loro odio non ci è stato tramandato nulla, siamo arrivati sin qui grazie alla fiducia reciproca tra le genti.

Tutte e due le isolette le ho visitate accompagnato dalle risate con Vincenzo, Tomas, tutti i Giuseppe e Adriana, un'architetto di Palermo con la quale non riuscivo a smettere di ridere per le sue maniere, per il suo senso dell'humor e per quel tono tutto suo di parlare. Poi abbiamo dormito a casa dell'artista Momò Calascibetta, dove siamo stati ossequiati con un banchetto di cibo, di amicizia, calore umano e la bellezza del suo lavoro sia pittorico che architettonico; siamo stati chiamati da un programma radiofonico molto ascoltato e tra De Caro ed io spiegammo le linee guida della camminata.

Sino ad ora non avevo ancora dormito nella tenda e nel sacco a pelo che gentilmente mi aveva prestato Claudio Lo Forte, la verità è che non ero abituato a dormire su di un terreno duro, cosa che il giorno dopo avrei constatato poichè iniziava la “camminata” ufficialmente, con tanto di stampa e le autorità dell'isoletta di Mozia che riuniva, pigiata, tanta Storia quanto quantità di zanzare.

Una bellezza gia dalla partenza in barca, la quale avvenne con due ore di ritardo, caratteristica che mi indusse a ridere ed a riflettere molto, a ri- apprendere a rallegrarmi per come i siciliani intendono il tempo, in modo molto simile ai cubani, ma con piu licenze e forse con un latente sostegno  filosofico teorico piu profondo, forse prodotto della saggezza di migliaia di anni, di numerose culture di occupazione, di colonizzazione, di espropriazione e contributi in termini di pazienza e una ben appresa tradizione di cospirazione; all'inizio può risultare scomodo, però fino a quando non ti senti a tuo agio, allora diventa incredibile, il tempo là è per la vita, non per l'angoscia.

La cronologia del viaggio è il minimo, l'humus interiore che dona è il più importante, sia per la vista dei bei paesi,  dei paesaggi, sia per le persone con le quali ti imbatti durante il cammino, come tutti quelli che  ci hanno accolto con uno sforzo e una brillante energia positiva, tale che l'amico ambulante belga Eugene, mi confidò che era allucinato perche mai e poi mai in Belgio avremmo ricevuto tali ricevimenti, "o in qualsiasi posto che ho conosciuto finora" risposi a mia volta.

Ci siamo immersi in sorgenti calde che vengono usate da tremila anni, abbiamo goduto di templi elimy, greci, romani, città da sogno, piccole chiese, vergini miracolose, cibi ancora più miracolosi, le cantine di Vincenzo Fazio, dove il proprietario e sua moglie, che hanno camminato con noi, ci hanno trattato come re e siamo rimasti amici per sempre, questa gola che non permette più il passaggio dell'alcol però ha preso atto dell'aroma dei vini che Fazio ci ha regalato, tesoro liquido, le serate erano impregnate di discorsi, canzoni, ci hanno ricevuto all'inaugurazione di un albergo ristrutturato con una notte di eventi festivi, canti tipici siciliani, mi sono innamorato di uno: "Si Maritau Rosa", mi hanno ricevuto a casa loro Simonetta, Momò, Maria, Peppe, Davide, Luisa e con la loro gentilezza così tante persone che mi sembra ancora come un sogno breve ma intenso.

C'era un capitolo per cani e gatti. In quei giorni ci accompagnavano un po di cani, il campione di tutti i campioni, Pitu, un cane coraggioso saggio e molto vivace senza razza nè legge,  Christian, un camminante silenzioso, tranquillo, del nord Italia, Nina, una cagnolina stupenda, e la simpatica e carina Rose Lyne, che quasi muore ma che grazie all'amore ed all'arrivo di una bottiglia d'acqua con bicarbonato di sodio per farla vomitare si riprese alla grande, Duca, il pastore di Olga, Olga sì, è di Corleone, non come don Vito, un cane pastore che durante il cammino di quei giorni accanto a noi non abbaiò nemmeno una volta. 

I gatti sono liberi, i gatti sono come fantasmi felini.

Nei giorni della passeggiata ha avuto luogo la commemorazione del 9 di ottobre, giorno dell'omicidio di mio zio Ernesto Guevara a Vallegrande, in Bolivia.  

Mi hanno invitato durante quell'intero giorno a un tour di cui mi è rimasto impresso nella memoria la lotta di un essere siciliano eccezionale, Peppino Impastato e l'energia della nipote Luisa Impastato che mantiene viva la memoria e la lotta di suo zio e sua nonna che lottarono per un mondo migliore, che a quel tempo significava porsi contro ad una spietata mafia, più che sposata al potere, era il potere stesso, una mafia che si rubò vite inestimabili come quelle dei giudici Falcone e Borsellino. Maria, di un paese che si chiama Vita, una donna così gentile quanto instancabile, è alla guida dell'associazione Pro Loco nella zona, e tra lei e la cara Agostina hanno organizzato la giornata che è iniziata con una visita nella casa dove vivevano Peppino Impastato e sua madre, un museo memoriale che a differenza di altri musei è ancora vivo, riunendo i giovani valori del quartiere, di paese, della zona e di tutta la Sicilia, così come agli ex compagni di lotta di Peppino, sia quelli della radio che tutti i militanti dell'antimafia. 

Sono stato accolto da Luisa, una creatura divina di grande tenerezza e al tempo stesso di una forza e fierezza interiore che si intuiscono, c'erano i compagni di Peppino, un argentino che fungeva da traduttore per le parole che non conosco e che non assomigliano al castigliano, prima di tutto ho chiarito che non condivido le idee di Castro e dell'URSS, per ragioni che non era il caso di spiegare in quel frangente, ma che comunque mi commuovo per quelli che osavano essere comunisti in una situazione così avversa come quella di quegli anni, e grazie alla sincerità iniziale abbiamo instaurato un dibattito aperto e diafano.

Mi accomiatai dagli occhi azzurro intenso di Luisa e siamo andati a Palermo con due studenti universitari per prendere anche due colleghe, tutti studenti di medicina provenienti da diverse parti d'Italia, che mi hanno portato in giro per la città e da lì siamo andati all'evento di Salemi il quale è stato molto emozionante, dove ancora una volta spiegai che anche se non condividevo le idee e la militanza ammiravo la coerenza di tutti loro. La giornata terminò con una bella mangiata di pizze deliziose e la notte a dormire a casa della famiglia di Maria.

Forse non lo sanno, ma per me è stata una giornata molto speciale, mi hanno sempre disgustato le figure iconografiche e gli idoli che emanano l'obbligo di essere come il Che, di essere un comunista, perche sono stato testimone del gran tradimento di quegli ideali,  pertanto mi prodigo di piu nella critica, piuttosto che rivolgermi a un pubblico simpatizzante comunista; tuttavia tra quelle persone umili, dalla pellaccia dura formati nella lotta, nella solidarietà, persone con valori, mi sentivo in una famiglia etica, una famiglia affettuosa. In Sicilia molte cose sono al contrario, non solo la percezione su Garibaldi, gli italiani dicono che nella punta di Trapani finisce l'Italia, ma seppi che in realtà è da lì che inizia.

Lasciai la Sicilia ad appena una settimana della Camminata Trasversale, che dura piu di quaranta giorni con piu di seicentocinquanta chilometri e trentasette tappe, ma sono partito con il cuore ricolmo di emozioni, il taschino nel petto stracolmo di amici, da Mimma a Vincenzo, da Peppe a Maria, da Angelo a Gaetano, sorrisi, molti sorrisi, serenità dell'anima ed incredibilmente, come dissi a Peppe, un miglioramento alla schiena e alla cervicale, sono andato via con la voglia di non andare ma di tornare, con il desiderio che nella vita, nelle città, intorno a me sia sempre coronato da quella soddisfazione, da quei piccoli dettagli affettuosi per la terra, per il mare, per gli altri e per le cose semplici, pur rimanendo amante delle comodità di un buon sofà non dimenticherò mai quando camminando nel bel mezzo del giorno sotto un sole impietoso arrivammo finalmente in un tratto di strada all'ombra e al poggiare il primo piede sotto quella, la sensazione di piacere, di divertimento, di festa, di gioia che mi sopraffaceva, mi sembravano paragonabili al miglior banchetto, una semplice ombra, ma con alcuni vantaggi, era gratis, salutare e condivisa con i miei simili.

Traducción al italiano de Anna Assenza

 

Partiendo de Mozia, en casa de Peppino Impastato con su sobrina Luisa y foto de grupo de caminantes.
Partiendo de Mozia, en casa de Peppino Impastato con su sobrina Luisa y foto de grupo de caminantes.
Partiendo de Mozia, en casa de Peppino Impastato con su sobrina Luisa y foto de grupo de caminantes.

Partiendo de Mozia, en casa de Peppino Impastato con su sobrina Luisa y foto de grupo de caminantes.

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